Quella del Tiro a Segno Nazionale Sezione di Como 1862 è una storia che si lega stretta a quella dell’Italia, accompagnandola nella sua costituzione, nel consolidamento, nelle difficoltà del suo procedere e nelle evoluzioni. Comincia con essa, né avrebbe potuto esistere in questa forma se non con la proclamazione dell’unità nazionale, avvenuta il 17 marzo 1861. Il Tiro a Segno Nazionale Sezione di Como 1862 ne diventa presto strumento al servizio: è infatti immediatamente successivo a quella data il regio decreto numero 4689 che il 1° aprile, individuando modalità e fini e stanziando contributi ad hoc, dà il via libera alla costituzione delle associazioni di tiro a segno.
Nasce così anche formalmente il “bersaglio di Como”, in verità antecedente di gran lunga alle carte e alla burocrazia. A voler essere meno ufficiali e più onesti, le sue origini si tracciano in un passato ben più vecchio. Già nel 1860 esisteva infatti sotto forma di locale allestito con semplicità per praticare il tiro, ma si può andare indietro addirittura di altri vent’anni e più: sul finire degli anni Trenta dell’Ottocento, quello che sarebbe poi diventato il Tiro a Segno Nazionale Sezione di Como 1862 era un gruppo di appassionati che si riunivano per esercitarsi.
Le testimonianze più antiche e documentabili risalgono al 1839, anno che con credibilità potrebbe dunque indicare la data di nascita del Tiro a Segno Nazionale Sezione di Como 1862, non semplicemente un poligono ma un’associazione di persone che condividevano valori e amicizia.
Per convenzione, la costituzione della società comasca viene però datata 28 maggio 1862: una giornata indimenticabile per il Tiro a Segno Nazionale Sezione di Como 1862, non solo perché fu inaugurata una vera e propria struttura di tiro, nota all’epoca come “bersaglio”, ma perché a presenziare alla cerimonia istitutiva giunse a Como il generale Giuseppe Garibaldi, insignito per l’occasione della carica di presidente onorario della sezione. Un torneo venne organizzato in suo omaggio e ai vincitori furono consegnati, direttamente dalle sue mani, attestati che recano la firma autografa del generale, uno dei quali è ancora oggi gelosamente custodito nel presidio comasco.
L’idea di un tiro a segno si ancorava nella convinzione secondo cui, per diventare cittadini di quell’agognato stato unitario che per molto tempo era stato una chimera, bisognasse prima essere buoni soldati, così da difenderne i confini e le libertà su cui fondarlo. Prendendo spunto dal modello elvetico, dove i tiri a segno erano già realtà consolidata, a Como si decise così di istruire la propria gente all’uso armi, su indicazione dello stesso Garibaldi che, non ancora diventato eroe dei due mondi, aveva sostenuto pubblicamente la necessità di creare, in ogni città, un luogo dove i cittadini potessero ricevere formazione militare, da opporre allo straniero in caso di necessità.
Un auspicio particolarmente sentito a Como, occupata dagli austriaci fino al 1859 e successivamente liberata con la battaglia di San Fermo, grazie a una brigata di 3.500 uomini male armati e male equipaggiati, senza cannoni né cavalleria, ma condotti dall’esperienza dei reduci delle guerre 1848/49.
Garibaldi entrò in Como per via Sala, oggi via Garibaldi; gli austriaci ripiegarono su Monza e a Camerlata venne organizzato un avamposto in grado di reagire a un eventuale contrattacco dei nemici in fuga. Un comitato ricevette l’ordine di addestrare gli uomini e realizzare quel progetto di “esercito-nazione” tanto caldeggiato dal generale. A questo scopo venne consegnato al popolo il fortino che era stato un tempo degli austriaci, oggi sede del Tiro a Segno Nazionale Sezione di Como 1862 in via Belvedere 15. Ancora si conserva, nell’architettura, la memoria delle origini, evidente nella caratteristica copertura di tipo austriaco, limitrofa al poligono 50 metri, e nella suddivisione delle stanze, prive di collegamenti interni e affacciate tutte sul cortile.
Non fu quello di Como un caso isolato; allo stesso modo nacquero nei dintorni comitati che sarebbero presto diventati il Tiro a Segno Nazionale Sezione di Sondrio e il Tiro a Segno Nazionale Sezione 1862 di Brescia. Non istituzioni sportive, come in Svizzera, ma aggregazioni di patrioti animate da quel desiderio di unire l’Italia ben incarnato da Garibaldi, che allo scopo aveva promosso una raccolta fondi per l’acquisto di un milione di fucili e la formazione di altrettanti combattenti. Già nella primavera del 1860, il comitato comasco aveva così allestito un locale per l’esercitazione al tiro, destinato prevalentemente all’addestramento della guardia nazionale ma anche al cosiddetto “tiro popolare” dei privati cittadini. Nello stesso anno, venne organizzata la prima competizione di tiro, che permise di raccogliere circa un migliaio di lire: denaro che avrebbe di lì a breve finanziato le imprese di Giuseppe Garibaldi, per il tramite del “Comitato centrale per soccorso e Garibaldi” istituito a Genova.
C’è dunque anche un po’ di Como in quella che sarebbe poi passata alla storia come “la spedizione dei mille”: per l’esattezza 1089 volontari, partiti alla volta della Sicilia nella notte tra il 5 e il 6 maggio da Quarto, provincia di Genova.
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