Nel 1879, sotto la presidenza del gen. Conte Colli di Felizzano, venne fondato a Torino il Club di Scherma con la partecipazione dei Principi di Casa Reale e di Sua Altezza Reale il Duca di Aosta, che sottoscrisse quattro azioni di cui una intestata a suo nome e le altre tre ai suoi figli (i Principi Eugenio, Vittorio e Luigi). Sua Altezza Reale, il Principe di Piemonte, nel 1926 accettò la Presidenza Onoraria del Club di Scherma Torino. I Presidenti che si susseguirono nella massima carica direttiva del Club di Scherma Torino sono stati molti e tra questi si ricordano: Conte Colli di Felizzano (1879-1884), Conte Cigala (1884-1891), Barone di Sant'Agamo (1891-1912), Marchese Alfonso Ferrero di Ventimiglia (1913-1932), Conte Metello Rossi di Montelera (1934-1936), Ottorino Uffreduzzi (1936-1938), Achille Mario Dogliotti (1938-1956), Aldo Masciotta (1957-1968), Giuseppe Delfino (1968-1974), Nicola Granieri (1974-1998), Roberto Chiari (1998-2000), Luca Morelli di Ticineto e di Popolo (2000-2001), Vannetta Masciotta (2001-2002), Luca Morelli di Popolo (2002-2003) e Mario Vecchione (in carica dal 2003). La prima sede del Club di Scherma Torino fu a Torino in via dell'Ospedale n. 24 (attuale via Giolitti); dal 1965 il Club di Scherma Torino è presso la Palazzina di Villa Glicini al Valentino. Straordinaria è la storia sportiva del Club di Scherma Torino nell'ambito di uno sport che per l'Italia è sempre stato ai vertici mondiali. La ginnastica e la scherma esprimono il fervore culturale e politico della Torino ottocentesca e sono parte attiva nell'evoluzione del costume e di quella che oggi chiameremmo cultura del corpo.
Il 17 marzo 1844 veniva costituita ufficialmente la Società Ginnastica Reale di Torino, la prima d'Italia, e il 18 agosto dello stesso anno si inaugurava la prima palestra d'Italia, tra il Viale del Re ed il Valentino, allo scopo di << promuovere - come recita lo statuto - nel miglior modo possibile gli esercizi ginnastici nella Capitale e nelle Province in ogni classe di persone >>.
In seno alla S. G. R. bisogna inserire la primitiva attività di scherma; infatti nel 1845, venne proposto un vero e proprio corso. L'anno successivo il Conte Ricardi di Netro trovava in zona Valdocco un locale dedicato esclusivamente alla scherma.
Nel 1879, sotto la presidenza del Gen. Conte Colli di Felizzano, veniva fondato a Torino il Club Scherma, per opera di un gruppo di gentiluomini del tempo, con la partecipazione dei Principi di Casa Reale e si stabiliva la sede nel Palazzo Thaon di Revel -in via dell’Ospedale 24- ora via Giolitti.
Dopo la ginnastica ed il canottaggio, in Piemonte, prendeva vita ufficialmente anche la scherma.
Da allora una fervida attività sportiva, intesa nel pieno rispetto di una antica tradizione, costituì la ragione fondamentale della brillante ed incessante ascesa del Club.
Tra coloro che cooperarono alla direzione e all'insegnamento è opportuno ricordare il celebre maestro Pagliuca, caposcuola e autore di un manuale un tempo assai apprezzato. Ricordiamo, poi, il maestro Russo, i maestri Lega, Schepisi e Bonioli, e, primo per l'amore con cui dedicò alla fortuna del Club i trentatré anni più fecondi della sua inesauribile attività, Luigi Colombetti.
Nei primi anni del XX secolo, in Francia, era nata una nuova specialità schermistica: la spada; nel decennio successivo essa veniva introdotta da Luigi Colombetti a Torino e da Guseppe Mangiarotti a Milano.
Anche Marcello Bertinetti, vincitore di 4 medaglie olimpiche, ricorda, in un prezioso e raro opuscolo, scritto di suo pugno,: << Colombetti fu uno dei primi maestri in Italia, forse il primo, a dedicarsi allo studio della spada e abbiamo visto come. Fu Renaud, durante la sua permanenza a Torino nel 1901, che lo iniziò ai primi elementi della scherma da terreno. Non tardò molto ad eccellere anche in questa arma. Noi dilettanti non conoscevamo la spada. Fu Colombetti a istradarci su quella via >>.
In breve tempo gli insegnamenti contribuirono a crescere la notorietà del Circolo torinese, teatro di spettacolari sfide storiche. Ricordiamo quelle di Agesilao Greco, Masaniello Parise, Eugenio Pini, i fratelli Michele ed Edoardo Alajmo, Jean Joseph Renaud, Aldo Nadi e altri; tirarono in assalti memorabili Gaudin, Piquemal, Delevoye e numerosi olimpici delle vecchie e delle nuove generazioni, che ambivano tutti a misurarsi con i soci del club e ad apprendere l'arte dei loro maestri.
Le Olimpiadi dei primi decenni del Novecento furono la grande occasione e il luogo privilegiato per la verifica dei valori in campo. Un socio di rilievo del Club, Paolo Ignazio Thaon di Revel, campione d'Italia nel 1920 e nel 1921, conquistò la medaglia d'oro nella spada a squadre alle Olimpiadi di Anversa del 1920, insieme a Nedo e Aldo Nadi, Abelardo Olivier, Dino Urbani e Tommaso Costantino.
Paolo Ignazio Thaon di Revel, anche dopo la giovanile stagione atletica continuò il suo appassionato impegno nel mondo dello sport, tanto che in qualità di delegato italiano del CIO fu promotore dei giochi olimpici di Roma (1960).
Sempre nella spada, alle Olimpiadi di Parigi del 1924, era medaglia di bronzo l'ingegnere Giovanni Canova, in squadra con Bertinetti, Cuccia, Basletta, Mantegazza e Moricca. Nella stessa Olimpiade conquistava la medaglia d'oro nella sciabola a squadre anche un altro socio, il maggiore Renato Anselmi, che si sarebbe distinto nella stessa specialità con due nuove medaglie d'argento, ad Amsterdam nel 1928 e a Los Angeles nella X Olimpiade del 1932.
Il Club, nel corso della sua storia, affrontò momenti di difficoltà che furono però sempre brillantemente superati e permisero di consolidarne la struttura e rafforzarne il prestigio.
Negli ultimi decenni dell'800 i problemi riguardavano essenzialmente il reperimento degli spazi adatti alle gare, l'istituzione di incontri e di tornei, la scelta dei maestri e, non ultimo, nel 1933 il reperimento di giovani nei ruoli dirigenziali. Il presidente marchese Ferrero di Ventimiglia, dopo essere stato in carica 19 anni, diede le sue irrevocabili dimissioni e a sostituirlo fu il prof. Achille Mario Dogliotti, celebre chirurgo torinese, socio dal 1924 e campione piemontese di fioretto negli anni '28-'30. Il neo neoeletto contribuì a consolidare le fortune del Club e in seguito occupò la carica di presidente dal 1938 al 1956.
Il vero e drammatico problema furono le bombe della seconda guerra mondiale: la sede di via Ospedale fu colpita, le strutture e le attrezzature furono distrutte e la Società di fatto dispersa.
Ma ecco il 1953. La vecchia "Palazzina delle Glicini", un edificio carlalbertino di elegante fattura neoclassica, ubicato nel Parco del Valentino, fu strappata al polveroso oblio e venne restaurata, ampliata e trasformata opportunamente dall'architetto Aldo Morbelli.
Il CONI, a proprie spese, attrezzò la palazzina per farne un centro schermistico all'avanguardia, creando anche i campi da tennis e la piscina, tutt'ora esistenti, e la consegnò al Comune di Torino.
Come citato infatti nella “Convenzione tra la Città di Torino e il C.O.N.I. per la ricostruzione dell’area e della Palazzina delle Glicini al Valentino” stipulata in Torino il 5 agosto 1954;
<<… premesso che la Giunta Esecutiva del C.O.N.I. con la sua delibera del ventotto-ventinove ottobre millenovecentocinquantatrè, ha assegnato al Comune di Torino un prototipo di impianto sportivo per la scherma rispondente alle esigenze di tale disciplina sportiva; … in esecuzione della deliberazione del Consiglio comunale 4 maggio 1954 … si conviene quanto segue in merito alla ricostruzione dell’area e della Palazzina delle Glicini al Valentino:
- Primo: La città di Torino consegna temporaneamente al Comitato Olimpico Nazionale Italiano – CONI – in persona del suo rappresentante Delegato Provinciale per la costruzione dell’impianto di cui alle premesse, gli immobili appresso descritti …
- Secondo: Il Comune di Torino si impegna a mantenere per venticinque anni sia alla Palazzina delle Glicini trasformata come detto sopra, sia ai campi di gioco e relativi spogliatoi, la destinazione sportiva per ottenere la quale il C.O.N.I. provvede alle opere suddette… Dopo la scadenza di tale periodo il Comune di Torino potrà mutare la destinazione dell’immobile purché provveda preventivamente a costruire a sue spese in Torino altro impianto analogo in base a progetto approvato dal CONI ai sensi della legge 2 giugno 1939 numero 739...>>
Tale convenzione con il Comune di Torino è stata nel tempo concordemente rinnovata ed è attualmente prorogata fino al 2021.
“Villa Glicini” è censita nella pubblicazione del Comune di Torino “Sport e Tempo Libero” del 21 marzo 2014 (aggiornato il 13 Maggio 2014) tra gli “Impianti sportivi di eccellenza”, e tra gli impianti che “rappresentano beni architettonici a rilevanza storico monumentale”.
Il “Club Scherma – Le Glicini”,sede del Club Scherma Torino dal 1954, è inoltre annoverata nell’elenco dei Beni Culturali Ambientali nel Comune di Torino (al n 31; Tav. 58 (2.2.5) come “Edificio di valore documentario e ambientale, esempio del gusto ecclettico ottocentesco. Costruito nel 1844” (www.museotorino.it).
Nel dopoguerra, con l'appoggio dell’èlite cittadina, degli Agnelli, dei Focardi, dei Treves e con l'impegno dei vecchi soci quali il professor Dogliotti,il conte Gabrielli di Quercita, lo sciabolatore Filogamo, l'intramontabile maestro Colombetti, ed il conte Thaon di Revel, si gettava il seme di una vera e propria rinascita che in breve tempo avrebbe prodotto successi e nuovi allori.
Sul piano tecnico si puntava in alto: il direttivo del Club, con l'aiuto della Federazione di Scherma, ingaggiava uno dei più famosi maestri, l'ungherese Bela Balogh, che assumeva la direzione del circolo affiancato dal suo fortissimo allievo Mikla e consigliato dal vecchio, ma sempre lucido e valido, Colombetti.
L'altissimo livello didattico e il carattere internazionale erano confermati dall'apporto delle migliori lame d'Europa, fior di maestri che forgiavano i nuovi campioni: oltre a Balogh, il maestro per antonomasia che insegnava con uguale bravura il fioretto, la spada e la sciabola, era ungherese anche il maestro Janos Kevey, chiamato a Torino, insieme a Dario Mangiarotti, dal presidente Masciotta negli anni Sessanta, per rinnovare i ranghi e dare un'impronta di modernità alla scuola; polacco invece il maestro Egon Franke, a cui veniva affidato il settore del fioretto sino alla stagione 2004 - 2005.
Fin dagli anni 50 si cominciavano a vedere gli effetti della riorganizzazione del circolo, finalizzata a formare nuove forze giovanili. Anche la Federazione, in quel periodo, avvertiva la necessità di favorire un ricambio generazionale all'altezza della tradizione e cercava di fare del Gran Premio di Società il momento di fusione di tutti i campionati nazionali e di crescita delle migliori nuove leve del paese.
In questo contesto di accesa e vivace competizione tra le varie società del paese, il Club Scherma Torino si affermava conquistando 11 scudetti tricolori e altrettanti Trofei "Nedo Nadi": un record impareggiabile ed un vero e proprio dominio dal 1957 al 1968, interrotto solo nel '59 dallo scontro tra il presidente Masciotta e il maestro Balogh, culminato dall'allontanamento di quest'ultimo.
E poi i Giochi Olimpici di Roma 1960. Finalmente, dopo il fallito tentativo del 1908, Roma riusciva ad ospitare il grande evento sportivo che più si rifaceva alla memoria del mondo antico. Le pedane olimpiche del Palazzo dei Congressi all'Eur divengono così il palcoscenico dei grandi della scherma mondiale e delle loro imprese.
Per Giuseppe Delfino, il campione per eccellenza del Club di Torino, che ha ormai 39 anni ed è sulla breccia da un decennio, quella di Roma è l'ultima possibilità per conquistare la medaglia d'oro nella spada individuale, dopo essersi piazzato secondo alle spalle di Pavesi a Melbourne 1956, e proprio a Roma sale sul gradino più alto del podio sia nella spada individuale sia nella spada a squadre.
Il Club Scherma Torino rappresenta un centro di interesse sportivo di eccellenza per la Città e nel ripercorrere la propria storia può vantare non solo il grande prestigio di cui gode in Italia e in Europa ma anche successi e riconoscimenti a tutti i livelli.
Il Club Scherma Torino tra gli allori può contare 27 medaglie olimpiche, 43 mondiali, 50 ori conquistati nei Campionati Italiani a squadre e 35 nei Campionati Italiani individuali.
Il palmares vanta ben 8 titoli olimpici e 22 mondiali.
Nel 1990 il Club di Scherma Torino ha festeggiato il duecentesimo titolo conquistato con vittorie conseguite nei Giochi Olimpici, nei Campionati Mondiali, nelle Coppe del Mondo e nei Campionati Italiani di tutte le discipline schermistiche e di varie categorie, dalla assoluta alle giovanili, ai master.
Sulle sue pedane hanno gareggiato atleti del calibro di Giuseppe Delfino, che ha svolto anche un ruolo di Presidenza, di Giorgio Anglesio e di Cesare Salvadori e si sono forgiati molti azzurri quali Nicola Granieri, Mario Ravagnan, Roberto Chiari, Arturo Montorsi, Mario Vecchione, Carlo Calzia e Francesco Rossi, per citarne alcuni. In campo femminile spiccano, tra gli altri, i nomi di Vannetta Masciotta, Consolata Collino e Laura Chiesa.
Dal dicembre 2006 il Club è stato designato dalla F.I.S. “Centro Federale di fioretto per il Nord Italia”; inoltre, per la prima volta, gli è stata affidata l'organizzazione di una tappa della “Gara Nazionale Master delle sei armi”, che i vertici del Circolo torinese hanno deciso di dedicare al loro Vicepresidente recentemente scomparso, Cav. Mario Ravagnan.
Nella stagione agonistica 2005/2006 ha organizzato al Palaruffini i Campionati Italiani Assoluti,individuali ed a squadre.
In occasione dei Campionati del Mondo di Scherma (Torino 2006) ha ospitato gli allenamenti collegiali delle squadre nazionali italiana e spagnola. Il Club Scherma Torino dedica la massima attenzione ai piccoli e giovani schermitori che dal 2003 ad oggi hanno calcato le pedane del Club in oltre 35.000 e nel vivaio sono cresciuti atleti che hanno rivestito la maglia azzurra rendendo onore alla Federazione, all’Italia ed alla Città di Torino.
|
|