L’attività di tiro al poligono di Trieste, sito a Opicina, sul Carso, fonda le sue origini ufficiali esattamente alla fine del diciottesimo secolo, collocandola a buon titolo fra le società sportive più anziane oggi operanti in Italia. E’ ben noto che da secoli Trieste era il porto di Vienna nell’ambito dell’Impero asburgico e quindi in tale sistema politico/culturale tali origini si collocano.
Come magistralmente descrive George Mosse nel suo “La nazionalizzazione delle masse” (Bologna, il Mulino, 1975), ginnastica, canti corali e tiro a segno rappresentarono, nel secolo principe dell’affermazione delle identità nazionali (l’Ottocento), i primi esempi di sport connotati quali valori di riferimento di una appartenenza condivisa, in questo caso germanica. E precisi segnali testimoniano la “germanicità” della fondazione triestina del tiro a segno.
Per quanto riguarda la fondazione della Società si legga quanto qui si seguito si riporta:
“Ai molti tedeschi stabilitisi a Trieste fino dal Secolo decorso, mancava, a rendere vieppiù gradito il loro soggiorno in questa Città, un Bersaglio pel nobile esercizio del tiro a segno, di cui non vi luogo per piccolo che sia, nei paesi germanici, che ne difetti.
Di fatti questo nobile divertimento esercitato mai sempre con molta passione in tutti i luoghi tedeschi, vanta fra i più costanti e rinomati suoi sostenitori i Tirolesi. Di questi anche Trieste ne contava fra sè non pochi sul declinare dello scorso Secolo, e furono appunto essi che progettarono di costruirsi un Bersaglio a proprie spese. Tale idea divenne ben tosto un fatto, ed in brevissimo tempo vedesi costituita una Società, munita dei necessari messi pecuniari, avente a capo il signor Francesco Sigmundt, sotto la cui direzione venne eretto e posto in attività sul finire dell’anno 1799, il Bersaglio sopra un fondo Demaniale denominato Slepp, poco lungi dal Boschetto e precisamente ove esiste tuttora la campagna Eggenhoeffner.
Dal 1799 al 1809 il Bersaglio Triestino ebbe vanto di molta frequenza, sia per parte dei suoi fondatori, che di tanti altri che vi si associarono; ma sopraggiunta in quest’ultimo anno l’occupazione francese, che vietava il possesso delle armi,
fu giocoforza sospendere pure quell’esercizio”
Queste – testuali – sono le prime frasi che si leggono su un prezioso libretto intitolato “Cronaca del Bersaglio Triestino dal 1799, anno della sua prima istituzione al 1868”.
L’opera è scritta da Francesco Eggenhoeffner Maestro onorario del Bersaglio, è pubblicata nel 1871 ed una copia è conservata presso la Biblioteca Nazionale Austriaca a Vienna
Nel libretto di 73 pagine, l’Eggenhoeffner ricostruisce con molta cura e precisione i primi settanta anni di vita del Bersaglio Triestino.
Così si apprende che – terminato il periodo napoleonico – appena gli Austriaci ripresero possesso di Trieste nel 1814, ricominciò l’attività di tiro a segno con l’organizzazione delle prime gare a premio. Nel 1817 venne costruito “un casino di legno onde trovarsi al riparo delle intemperie”! Nel 1824 questo “casino in legno” venne sostituito da un edifizio in muratura “composto di una sala terrena destinata a locale per il tiro e di altra sala superiore pel convegno delle famiglie dei Bersaglieri”.
L’attività del bersaglio triestino fu sempre molto intensa: rarissimi i momenti di crisi. Uno di questi fu attraversato dal 1836 al 1838, ma già nel 1840 la sede del Bersaglio triestino riprese l’attività con una nuova e migliorata collocazione: il 26 aprile 1840 “ebbe luogo con gran festa per l’apertura formale della stagione di Bersaglio,…”
Numerosi eventi caratterizzavano la vita del Bersaglio Triestino di quell’epoca: merita citare che il 15 agosto 1857 S. A. Imperiale l’Arciduca Ferdinando Massimiliano e la Serenissima Sua Sposa, l’arciduchessa Carlotta, fecero vista al Bersaglio: i festeggiamenti per la visita furono memorabili.
Nel 1858 inopinatamente il Civico Magistrato di Trieste decideva di non rinnovare la concessione del terreno ove insisteva l’impianto di tiro a segno e disponeva l’abbattimento della sede della società.
I Bersaglieri però non sciolsero mai la società ed in pochi anni – superando anche il periodo di guerra con il Piemonte del 1859 – con il decisivo aiuto del Cavaliere Pasquale Revoltella, acquistarono un nuovo terreno, modificarono la denominazione della Società in “Società Triestina di Bersaglieri” ed
il 19 gennaio 1860 approvarono il nuovo statuto della società. Il 17 maggio 1860 con una grande festa riprese l’attività nella nuova sede con oltre 60 soci presenti: i lavori del nuovo poligono vennero definitivamente completati nell’aprile 1861. I principali artefici di questo restauro furono Francesco Eggenhoeffner, Eduardo Sigmundt, Enrico Vettorelli, Teodoro Mueller Carlo Marusig e Giuseppe Zenari.
Nel 1861 il Bersaglio Triestino strinse una reciproca Fratellanza con il Bersaglio di Lubiana, che nel 1862 festeggiò i 300 anni di esistenza essendo stato inaugurato il 15 luglio 1562.
Dal 26 luglio al 10 agosto 1868 una delegazione della Società triestina partecipò a Vienna alla grande manifestazione denominata ” Terzo Tiro Federale Austriaco”: furono presenti quasi 6.000 Bersaglieri di varie nazioni europee.
L’attività della Società di tiro a segno a Trieste fu sempre molto intensa.
La Prima guerra mondiale portò Trieste all’Italia e questo non fu nocivo alle sorti del poligono, poiché, per dirla in breve, il governo Mussolini non fu certo d’ostacolo all’esercizio del tiro a segno, inteso non solo nella sua (inevitabile, per fortuna!) valenza sportiva, ma anche quale esercizio formativo per un’Italia militarmente addestrata.
Il momento tragico fu segnato sicuramente dalla Seconda guerra mondiale. Luogo preordinato di esecuzioni di oppositori del nazi-fascismo, anche ma non soltanto appartenenti al gruppo nazionale jugoslavo, il poligono, fisicamente saccheggiato alla fine della guerra, non costituì certo una priorità ricostruttiva per l’amministrazione Alleata, fino al 1954.
Dopo il ritorno di Trieste all’Italia, le macerie (immagine non metaforica) furono prese in mano dal geometra Raffaele Panareo che riuscì, negli anni Sessanta del secolo scorso, a costituire l’attuale Sezione di Trieste del TSN, in ambito UITS.
Da allora, finalmente, anche dopo il lunghissimo mandato del presidente Panareo, concluso nel 2016, la Sezione si colloca nella normale vicenda del tiro a segno nazionale, avendo conosciuto momenti di gloria grazie a protagonisti di spicco dell’attività – si pensi a Valentina Turisini e Marianna Pepe.
Marianna Pepe (Trieste, 13 febbraio 1979 – Muggia, 8 novembre 2018) è stata una tiratrice a segno italiana, specialista della carabina. Ha gareggiato dal 1992 al 2008.
Iniziò la carriera sportiva nel 1992, allenata da Antonio Verlicchi.
La sua specialità preferita era la carabina sportiva 3 posizioni, con la quale vinse 5 titoli italiani tra il 2000 e il 2004.
Si cimentava anche nel tiro da terra e nella carabina ad aria compressa, oltre che nella 50 metri 3 posizioni.
In quest’ultima specialità nel settembre 2005 fu ottava al campionato europeo.
Valentina Turisini (Trieste, 16 agosto 1969) è stata una tiratrice a segno italiana, nelle specialità carabina ad aria compressa e 50 m a fuoco (10 metri e sportiva 3 posizioni).
Si avvicinò al tiro a segno da ragazzina, “per tigna e per scommessa” (sono parole sue) nei confronti della madre, che voleva iscriverla a un corso di danza. Nel 1990, a 21 anni, entrò nel giro della nazionale.
Per la prima partecipazione ai Giochi Olimpici ha dovuto però aspettare fino a 35 anni.
Quattro giorni dopo il suo compleanno, il 20 agosto 2004, Valentina Turisini vinse la medaglia d’argento,
arrivando seconda nella gara della carabina 50 m a tre posizioni femminile delle Olimpiadi di Atene.
Laureata in giurisprudenza, avvocato, Valentina Turisini è la sindacalista della nazionale di tiro a segno.
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