Moto Club Piacenza ”Celeste Cavaciuti”

1906

1932: Celeste Cavaciuti al Circuito del Valentino a Torino.

      

Informazioni aggiuntive

Società

Moto Club Piacenza ''Celeste Cavaciuti''

Anno fondazione

1906

Sede

Via Emilia Pavese 147/G

CAP

29121

Città

Piacenza

Provincia

PC

Regione

Emilia Romagna

Telefono Società

0523.484641

Fax

0523.484641

E-mail Società

mcp-cavaciuti@fastwebmail.it

Numero soci

180

Numero tesserati

180

FSN/DSA/EPS

FMI

Discipline

motociclismo

Colori sociali

bianco-rosso

Affiliato UNASCI

SI

Affiliata UNASCI negli anni

2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2016, 2017, 2018, 2019, 2020, 2021, 2022, 2023, 2024

Pagamenti

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Stella d'oro

SI

Anno Stella d'oro

1968

Presidente

Franco Zambelloni

Telefono Presidente

392.7791478

Dopo l’automobile si tentò di motorizzare la bicicletta.
E’ del 1883 il primo tentativo, montando un motore a presa diretta, però su di un triciclo.
Piacenza vide la prima bicicletta a motore su due ruote uscire dalla fabbrica cittadina Marchand a cavallo tra la fine ‘800 ed i primi ‘900.
Montando la Marchand, il piacentino Giuseppe Tamagni vinse gare su gare portando alto il nome della città in tutto il nord Italia e dando lustro e voce ad un sport che, di lì a poco, fece nascere la prima società motociclistica di Piacenza.
Infatti, nel maggio 1906, i rappresentanti di Piacenza sono tra quelli delle 11 città che si riunirono a Torino nel primo Congresso Nazionale dei Motoclub d’Italia, il cui decollo ufficiale viene poi sancito nell’aprile del 1911.
Le storie sportive piacentine si intersecano tra loro, così come la nascita del Club Sport Audace, che nel 1914 annuncia la costituzione della sezione motociclistica.
In città si susseguono tentativi artigianali per la costruzione di motociclette, prima con la Corradini, mai decollata, poi con la Massarini, dal buon successo, come in seguito la C.F.
Nel marzo del 1928 un quotidiano locale riportò la notizia che a Piacenza si era costituita la “Sezione Autonoma del Motoclub d’Italia” che assorbiva la sezione motociclistica della Ginnastica Salus et Virtus, nonché tutta l’attività patrimoniale e sportiva della C.S. Audace.
E’ da ritenere che il regime abbia voluto dare alla città un solo punto di riferimento motociclistico, così come in quasi tutte le discipline sportive, che in quell’epoca subirono molti accorpamenti.
Le stesse presidenze sportive furono “imposte dall’alto” con il Capitano Bruno Coppi a sostituire l’eclettico Valerio Capodieci nel Motoclub.
Nel 1932 iniziò l’ascesa del centauro Celeste Cavaciuti che corse sulla moto C.F.: un piacentino a cavallo di una moto piacentina.
Da questa data fino al marzo del 1940 Piacenza organizzò gare sfruttando appieno il suo circuito cittadino, sul quale si confrontarono le varie cilindrate, sia in regolarità che in velocità.
Numerose le vittorie dei tesserati al Motoclub Piacenza, premiati dal riconoscente cav. Dosio, presidente del Club: Celeste Cavaciuti, Gino Cavanna, Lelio Mutti, Valerio Capodieci, Luigi Bussolati, Ettore Cavanna e Leonardo Negri.
Concluso il periglioso periodo bellico, il Motoclub piacentino inneggiò alla libertà nel settembre 1945 organizzando il “primo grande circuito nazionale” del dopoguerra, al quale fecero seguito una miriade di corse, anche con il sidecar, e gimcane.
Fioccarono titoli italiani in tutte le categorie, mentre Gino Cavanna collezionò record mondiali sul chilometro e sul miglio sia da fermo che lanciato.
Nel giugno del 1953, Celeste Cavaciuti perse la vita guidando un sidecar che si schiantò contro la roccia verso la fine delle prove sul circuito genovese. Una perdita importante tra le tante che siglarono, con il loro sacrificio supremo, le tappe del lento, faticoso ed aspro cammino del progresso tecnico.
Più tardi il Motoclub Parilla-Celeste Cavaciuti (da lui fondato un lustro prima della morte) si sciolse e fu incorporato nel Motoclub Piacenza.
Un doveroso omaggio in ricordo della splendida ultraventicinquennale carriera del piacentino, nato motoristicamente e socio del Motoclub Piacenza.
Dopo i luttuosi eventi di Le Mans e della Mille Miglia, scattarono per diversi anni delle restrizioni ministeriali alle gare motoristiche cittadine in genere: si riprese a gareggiare nel 1961.
Da ricordare la serie di gare organizzate dal Motoclub “C.Cavaciuti” dal dopoguerra agli anni Sessanta del secolo scorso compresi: il Circuito delle Mura, la Bobbio-Penice, la 12 Ore di Regolarità, le Prove Tricolori della Regolarità, il Trofeo FMI, il Campionato Italiano di Cross a Bobbio, il Castell’Arquato-Vernasca.
Piacenza è stata ed è terra di moto; non vanno ricordati solo i costruttori dell’anteguerra con Corradini, Massarini, C.F., ma altri che operarono nel dopoguerra: Mondial, Gitam, David-Casalini e Aquila.
Tantissimi i piloti con oltre 30 campioni di taglia minore rispetto ai Francesco Piacenza, Piero Cavaciuti, Gino e Paolo Cavanna.
Quest’ultimo gruppo di corridori è importante, ma non costituisce il top, come il precursore Giuseppe Tamagni, poi Vincenzo Buraschi, Ferruccio Massarini, Emilio Soprani, Celeste Cavaciuti, Leonardo Fiorani, ed ancora Giuseppe Andreani, Valerio Capodieci, Camillo Benini, Romano Parenti.
Fino ad arrivare a Tarquinio Provini, due volte Campione del Mondo, 11 volte Campione d’Italia, 3 volte vincitore del Gran Premio delle Nazioni a Monza e 4 vittorie al Tourist Trophy inglese, per un totale di 120 vittorie.
In questo contesto il Motoclub Piacenza”C. Cavaciuti” supera abbondantemente i cento anni di vita in una Piacenza terra di moto e perpetua la sua presenza organizzando ancor oggi raduni e gare di enduro (che un tempo si chiamava di regolarità) a livello nazionale.
Queste ultime hanno portato al club diversi titoli italiani con Piero Alberici e Renzo Albasi, mentre la sezione enduro ottiene tuttora discreti risultati ai campionati provinciali e regionali.

+ Gaetano CRAVEDI – Da Tamagni Provini -60 anni di motociclismo piacentino 1906 -1966 – Pubblicazione sociale per il centenario – anno 2006 (pagg. 140)
+ Gaetano CRAVEDI – Nando BOSCHI Da Provini a Trolli – Vent’anni di motociclismo a Piacenza – Pubblicazione sociale per il centenario – anno 2006 (pagg. 66)