Per chi non conosca l’antico tradizionale spirito di intraprendenza che anima i Veneziani, oppure ne ignori il pronto entusiasmo per tutto ciò che suona audacia e progresso, suonerà sorpresa il fatto che, tra i molti altri, la città acquea per eccellenza annoveri con orgoglio un autentico titolo di priorità nella storia dell’automobilismo italiano…
Un titolo ed un’anzianità che sono una riprova di quello spirito sopra richiamato, come si vedrà. Perché non solo Venezia fu tra le primissime città d’Italia a dare vita ad un Sodalizio di appassionati dell’automobile, ma fu una donna, addirittura, ad aprire la serie dei Presidenti del Sodalizio stesso. Ed era il lontano 1899.
Facciamo un salto all’indietro nel tempo e riportiamoci agli anni dell’autentico pionierismo del volante.
Anni di entusiasmi e di languori per il modernismo che si faceva avanti, col fascino dei motori e dei primi campi di calcio, delle sale d’arme e delle arene, nel nome anche dello sport, scuola di carattere e di ardimento. Ma anche anni non facili, per l’incomprensione e l’ostilità di molti.
A Milano, il 16 marzo del 1897, un gruppo dì uomini di tutte le età dava vita al primo Sodalizio automobilistico in Italia. Erano gli stessi uomini che, alla Scala, non avevano paura di applaudire le opere nuove che impresari coraggiosi mettevano in scena accanto al repertorio per così dire d’«obbligo» e che già vedevano la metropoli lombarda straripare, con la marea dei suoi opifici e dei suoi commerci, oltre l’angusta cerchia dei Navigli, in una avveniristica ma esatta visione della «grande» Milano del futuro.
Il Sodalizio si chiamò Associazione degli Automobilisti Italiani, perché non intendeva essere la sola manifestazione della volontà consociativa degli amanti dell’automobile milanesi, bensì un esempio da seguire, e presto, anche altrove.
Infatti, non era trascorso nemmeno un anno da quella data che a Torino (esattamente il 15 novembre 1898) nasceva l’Automobile Club Subalpino, che pochi giorni dopo trasformava il suo nome in quello di Automobile Club d’Italia.
Ed eccoci al sorgere del Sodalizio veneziano. Anche nella città dogale, sebbene immersa nei romantici silenzi che la facevano sembrare come estranea al fervore di vita che caratterizza l’inizio del nuovo secolo, l’eco dei motori a scoppio ha suscitato interesse e passione. Un manipolo di persone si riunisce, si dà una struttura puramente «clubistica» ed un capo che le rappresenti nel nome nuovo veicolo a quattro ruote nel quale crede intendono essere presenti nella vita pubblica cittadina. Questo, nel lontano gennaio del 1899. Quel capo è una donna: la Contessa Elsa Albrizzi, della migliore nobiltà veneziana, figura tra le più amabilmente note della città in quegli anni, sportiva convinta e praticante.
Agli atti del primo Congresso che gli automobilisti italiani tennero a Verona nel marzo del esistono non pochi documenti e carteggi interessatissimi, attraverso i quali è possibile ricostruire molta di quella che è, poi, la storia dalle origini del movimento consociativo automobilistico in Italia.
Tra l’altro, sì può apprendere che nella sua veste dì Presidente del Club degli Automobilisti Veneti (così si intitolava il Sodalizio veneziano), la contessa Albrizzi partecipò ufficialmente al Congresso veronese sopra ricordato: Congresso che doveva segnare l’atto di nascita dell’Ente federale automobilistico italiano che praticamente sorse pochi anni appresso, nel 1903, con il nome di Unione Automobilistica Italiana.
Elsa Degli Albizzi (spesso Elsa Albrizzi nelle cronache sportive) fu una delle prime automobiliste italiane e la prima della non molto nutrita lista delle donne pilota da corsa italiane. Nata a Venezia il 5 gennaio 1872, fu presidente del Club Automobilisti Italiani di quella città nel 1899. In quello stesso anno partecipò alla corsa Padova – Verona – Treviso – Padova, classificandosi seconda di classe, guidando una Benz. Partecipò anche all’importante Giro d’Italia, organizzato dall’Automobile Club Italiano di Torino dal 17 aprile al 13 maggio 1901, accompagnata dalla sorella Dada.
Come si vede, dunque, l’automobilismo veneziano può andare fiero d’aver contribuito a dare vita a quell’organismo automobilistico a carattere nazionale dal quale, in forza del Decreto del 24 novembre 1934 doveva successivamente prendere forma l’attuale Automobile Club d’Italia.
Senza ulteriormente disturbare la storia, un altro salto all’indietro nel tempo ci conduce al settembre del 1927. E’ questo l’anno in cui l’Automobile Club di Venezia assume vera e propria consistenza sociale: promuove un’assemblea, sì da un Consiglio direttivo e si propone la soluzione di problemi di interesse generale, come la disponibilità dì una sede e l’impianto degli uffici del Pubblico Registro Automobilistico.
Ecco come il Bollettino dell’A.C.I, del mese di settembre del 1927 dava relazione della costituzione ufficiale del Sodalizio veneziano: «Anche Venezia, questa insuperabile regina dell’Adriatico che si erge fra le sue calli ed i suoi canali, ha costituito il suo Automobile Club, sotto la guida e l’impulso del Conte Antonio Revedin. Egli ha saputo trarre ed accendere da questa massa automobilistica il soffio animatore e creare un Sodalizio veramente utile, organizzandolo col suo speciale spirito innovatore. Infatti, dall’animata assemblea del 31 agosto scorso, è sorto il suo Consiglio Direttivo così composto: Co.comm. Antonio Revedin, Presidente; Co.gen. G.B. Micheroux de Dillon, Vice Presidente; comm. Aurelio Cavalieri, Vice Presidente; dott. Ugo Renzo Gambato, Segretario generale; cav.rag. Goffredo Giorgi, Tesoriere. Consiglieri: Co.cav. Carlo Brandolini d’Adda, cav. Ferruccio Asta, avv. Renzo Ascoli, cav. rag. Lino Bonvicini, avv. Vilfrido Casellati, comm. Giuseppe Costantinì, Co. Francesco de Lazzara Pisani, sig. D.E. Molinari, cav. Tullio Marzari, sig. Emilio Panfido, cav. Achille Ticozzi. Revisori dei Conti: comm. avv. Costantino Masotti, cav. uff. Domenico Toniolo, dott. Max Orefice. Supplenti: sig. Mario Ravagnan e sig. Giovanni Solvenì».
«Laboriosissima questa prima seduta che trattò importanti argomenti relativi all’organizzazione della Sede Provinciale ed al suo funzionamento, all’impianto del Pubblico Registro Automobilistico in ossequio al R.D. 15 marzo u.s. ed alle trattative con la Commissione Provinciale per la riscossione dei contributi stradali, nonché ai primi approcci per procurare ai Soci, ormai numerosissimi, i maggiori benefici possibili su tutti gli articoli di maggior consumo».
Ed ecco, per un doveroso ricordo della Loro opera appassionata e solerte, i nomi dei Presidenti dell’Automobile Club che succedettero al Conte Antonio Revedin.
Essi sono il Conte comm. Carlo Brandolini d’Adda (dal 1930 al 1940), il dott. Beniamino Forti (dal 1940 al 1945), il dott. Gaspare Campagna, Commissario del Sodalizio dal ’45 al ’46, il sig. Alberto Pellerano (dal 1946 al 1948), il Conte ing. Adolfo Loredan (dal 1948 al 1952} e l’avv. Attilio Dian, che ricoprì l’incarico dal 1952 in poi, per molti anni.
L’incarico di Direttore del Sodalizio è stato affidato al cav. rag. Lino Bonvicini (dal 1927 al 1945) ed al dott. Dario Roma, dal 1945 in poi per molti anni.
Fra i «pionieri della guida» si ricordano i Soci: sig. Ildebrando Aldighieri, il Conte Sebastiano Barozzi, il sig, Giuseppe De Zuliani, l’avv. Guido Ehrenfreund Frumi, l’ing. Giorgio Francesconi, il sig. Giuseppe Jani, il sig. Giovanni Lizier, il sig. Silvio Marangon, l’avv. Gustavo Sarfatti e il prof. Duilio Torres, mentre fra i «pionieri dello sport automobilistico» ci è doveroso ricordare gli se parsi sig. Enzo Bortolon e comm. Ferruccio Crivellari.
Com’era nei voti del Presidente Conte Antonio Revedin, venne presto per l’Automobile Club di Venezia anche la Sede e, con essa, vennero le prime attività e manifestazioni a carattere sociale.
Interessante, e di sapore squisitamente veneziano, è il fatto che la prima Sede gli automobilisti di Venezia e Provincia (in tutto, non più dì duecentocinquanta) l’aprirono nel cuore stesso della città insulare. Esattamente in via XII Marzo, a pochi passi da Piazza S. Marco….essa disponeva (nota di curiosità) di una elegante «porta cocchiera» che dava sul Canale di San Moisè, alla quale i Soci potevano accostare in gondola, e rimaneva aperta fino alla mezzanotte, per permettere cordiali incontri.
«Dalla gondola all’automobile» poteva, quindi, essere il motto che il Sodalizio veneziano formulava nel rivolgere invito ai confratelli italiani, e perfino d’oltre confine, a venire nella città incantata, a festeggiare quei legami d’amicizia che l’automobile tanto favoriva ed a prendere parte alle sue prime e signorili manifestazioni sociali.
Motto senza dubbio fin da allora suggestivo, se già il 15 luglio del 1928 una nutrita comitiva di automobilisti dì Marsiglia si portava nella città di San Marco, ospite dell’Automobile Club veneziano, infittendo così quella trama dei rapporti internazionali tanto fecondi per la vita quotidiana dell’ospitalissima Venezia e se, un mese più tardi, una «gimkana» organizzata al Lido inaugurava praticamente il servizio di ferry-boats dalla terraferma all’isola dalla rena d’oro. Le macchine dei concorrenti (esse allora erano custodite nei garages di Mestre e di S. Giuliano, non esistendo ancora il Piazzale Roma) furono infatti caricate su un grosso pontone che, trascinato da un rimorchiatore, compì il primo tragitto nel favoloso scenario del Bacino.
Altre iniziative seguirono, determinando un sempre crescente interesse per l’automobile ed il ruolo che l’automobilismo andava ricoprendo nel quadro dello sviluppo economico di Porto Marghera, di Mestre e della terraferma più prossima a Venezia, (come un Convegno degli Automobile Club delle Tre Venezie, nel marzo del 1929, importante perché Venezia intese fin da allora far notare la sua presenza in campo regionale), mentre il Sodalizio vedeva le sue file infittirsi e si sentiva, ormai, una forza viva ed operante nel concento della vita veneziana.
Sempre a proposito della prima sede dell’Automobile Club di Venezia, sulla pubblicazione ufficiale dell’A.C.I., numero dell’ottobre 1927, è possibile leggere quanto segue:
«II Consiglio Direttivo dell’Automobile Club di Venezia ha intensificato i suoi lavori in modo da poter sollecitamente aprire al pubblico una Sede decorosa e centrale, ove funzionerà pure il Pubblico Registro Automobilistico di recente istituzione.
Fra brevi giorni, infatti, sarà inaugurata e aperta la Sede in Via XXII Marzo (Ponte San Moisè) nel cuore della città, dotata di un impianto moderno: sala di ricevimento telefono, segreteria amministrazione, approdo privato per i motoscafi ed impianto sanitario.
Verrà istituito pure un servizio di pubblicità e stampa perché i soci abbiano modo di fare le loro osservazioni ed i loro reclami agli Organi centrali.
Dopo laboriose pratiche il Consiglio Direttivo ha ottenuto dalla Società Italo-Americana per il petrolio e dall’Agenzia Generale Petroli uno speciale sconto sul prezzo della benzina, le di cui modalità verranno comunicate con l’apertura della Sede. Altre trattative sono invece in corso con case di pneumatici ed accessori e con importanti Compagnie di Assicurazioni per ottenere facilitazioni e sconti per i soci dell’Automobile Club di Venezia.
A scopo di ritrovo, la Sede rimarrà aperta ai Soci fino alla mezzanotte».
Ma, intanto, congiunta finalmente Venezia alla terraferma con il magnifico Ponte della Libertà, al di là della laguna, nella operosa Mestre che andava già assumendo i lineamenti della città che sarà poi chiamata «del miracolo», l’automobilismo dava prendendo grande sviluppo. Tanto che, alla fine del 1930, i dirigenti dell’Automobile Club veneziano ritennero opportuno, nell’interesse del Sodalizio stesso, di trasferirne la sede dall’aristocratico Sestiere di San Marco all’animata Piazza 21 Ottobre di Mestre. Ed, esattamente, in alcuni locali ricavati nell’Autorimessa Reale.
Là, l’Automobile Club di Venezia rimase circa tre anni: fino a quando, cioè, Venezia insulare non rivolle tra le sue illustri pietre, in omaggio ad un principio di priorità e di rango che la Venezia di terraferma ha con filiale devozione sempre rispettato, anche l’Organismo provinciale, intanto inseritosi tra quelli che assolvevano importanti e delicati «servizi» nel quadro della vita cittadina.
La Sede si trasferì, nel ’33, in Piazzale Roma, che già allora era una delle due sole «porte». assieme alla Stazione ferroviaria di Santa Lucia, d’ingresso alla città costruita interamente sull’acqua. Prima (e ci rimase circa un anno) presso l’Autorimessa A.G.I.P. e, successivamente, in un piccolo edificio che sorgeva ad un dipresso dove ora funzionano le biglietterie delle linee filoviarie per la terraferma.
Gli eventi della guerra, che seppure senza investirla direttamente con la furia dei bombardamenti e delle distruzioni si fecero avvertire pure a Venezia insulare, resero necessario, nel 1944, un nuovo trasferimento. Due anni prima, infatti, la Sede di Piazzale Roma era stata occupata, assieme a molte altre di uffici pubblici e parastatali, dagli Alleati.
Daccapo, l’Automobile Club veneziano fece ritorno nel centro della città: nelle immediate vicinanze di Campo S. Luca, ancora nel Sestiere di S. Marco.
Si trattava di una sistemazione per così dire di fortuna, che ebbe la durata di appena un anno.
Normalizzata che si fu la situazione conseguente -mente alla ripresa della vita nazionale, il Sodalizio fece ritorno in quel suo ambiente naturale che non poteva, né può essere che il Piazzale Roma, ancora nei locali dai quali si era congedato provvisoriamente nel ’44. E là rimase per circa cinque anni.
L’imponente sviluppo della motorizzazione, il sempre crescente aumento del movimento turistico alla volta della «Città unica al mondo» e il progressivo elevarsi del numero dei Soci in uno con quello dei servizi e delle attribuzioni sociali resero, però, necessario un ulteriore trasferimento, per quanto di pochi passi.
La Sede, infatti, fu allogata in quel basso edificio destinato ad uffici turistici a carattere provvisorio (sebbene sia là da una quindicina d’anni) sorto, in ossequio ad inderogabili necessità di spazio, nel bel centro del Piazzale Roma, proprio dove un tempo ormai lontano sorgeva la ovale e verdeggiante aiuola fungente da spartitraffico.
Nel 1959, l’Automobile Club di Venezia, dovette nuovamente cercare spazio altrove e spostare la maggior parte dei suoi Uffici nel Palazzetto Ligabue, sempre nel perimetro del Piazzale Roma. Rimasero nell’edificio di cui si è prima detto soltanto gli Uffici maggiormente attinenti al movimento turistico ed all’assistenza degli automobilisti stranieri.
A partire dal 1963, soprattutto grazie all’avveduta politica del suo Presidente, avv. Attilio Dian, e del suo Direttore, dott. Dario Roma, il Sodalizio veneziano potè finalmente disporre di una sua Sede in tutto consona alla importanza ed al ruolo che gli competono in una Città che ha e riconosce nel turismo uno degli elementi basilari della sua stessa esistenza.
Infatti, quasi abbandonato da anni, l’edificio si presentava in uno stato tale da far ormai disperare sulla sua salvezza: la facciata esterna aveva subito offese quasi irreparabili e l’interno, causa l’umidità e l’incuria degli antichi occupanti, stava addirittura crollando.
Dopo averlo acquistato, la SARA affidava lo studio del ripristino dell’edificio in funzione del suo nuovo impiego al dott. arch. Pietro Di Majo di Roma. I lavori avevano inizio a cura dell’Impresa Silvio Fassi di Venezia, nell’aprile del 1962: lavori impegnativi e radicali, come la ricostruzione delle fondazioni, e delicati, come il ripristino del magnifico scalone interno, che era stato addirittura immurato, dello stupendo balcone a tre luci che s’apre sul Canal Grande alla sua prima ansa, dei bellissimi soffitti Sansoviniani, di portali e finestrette, ecc.
Nell’ottobre del ’63 il bel Palazzetto, che con la sua facciata tinteggiata «alla Veneziana» allieta la Fondamenta di S. Chiara da una parte ed il tratto iniziale dì Piazzale Roma, poteva dirsi salvo.
Anzi, restituito a nuova vita, più bello e più festoso di un tempo.
Dal 1963 ad oggi non si hanno notizie della storia del ACI Venezia, che ha continuato la sua attività a tutti i livelli.
Dal 2007 con l’elezione dell’avv. Giorgio Capuis a Presidente l’ACI Venezia ha ricevuto un notevole nuovo impulso.
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