La società La Fratellanza fu fondata nel 1874 da un gruppo di giovani che s’ispiravano agli ideali mazziniani del risorgimento italiano: a testimonianza di questo è posta una lapide all’interno della sede centrale dell’Università di Modena dove a chiare lettere si legge delle cento città che attestarono ” La Fratellanza d’Italia”.
La società continuò ad inizio secolo con un presidente archeologo, Enrico Stefani, che impresse nella società una svolta più sportiva che idealistica.
In quel periodo due grandi atleti de La Fratellanza dominarono la scena dell’atletica italiana: Alberto Salvioli, velocista, e Lorenzo Sola che fu recordman italiano nella marcia dal 1906 al 1914. Salvioli rivelò il suo talento in tarda età, portato all’atletica da un altro grande dell’epoca, l’olimpionico Armando Poggioli.
Nei primi anni dopo la Grande guerra La Fratellanza rischiò la chiusura, ma si rilanciò con l’inaugurazione dello storico campo sportivo costruito con il lavoro ed il contributo dei soci, usando le pietre delle vecchie mura medioevali che cingevano la città di Modena.
Negli anni Venti costruì una gran tradizione nei lanci. In particolare si misero in luce in questo periodo Armando Poggioli che partecipò a tre edizioni dei Giochi (Parigi 1924 nel disco, Amsterdam 1928 4° nel martello e Los Angeles 1932 8° nel martello) con 14 presenze in azzurro, a lui sì unì Fernando Vandelli (9° a Los Angeles 1932 sempre nel lancio del martello) e 10 presenze in nazionale.
Per volere di Augusto Turati, presidente del CONI e segretario generale del Partito Fascista, vennero unite le tre società sportive Panaro, Fratellanza e Modena F.C. in una sola, denominata Modena sportiva, con a capo il senatore Antonio Vicini.
Ettore Tavernari, allenato dall’ex Pietro Baraldi (detto el Pirein), stabilì il record del mondo sui m 500 metri a Budapest 1’02”9 nel 1929 e i primati italiani nei m 400 (48”8 e 48”6) e dei m 800 (1’52”2 a Parigi) ma non ebbe mai buona sorte ai Giochi Olimpici.
Fulvio Setti nei m. 110 ostacoli fu campione italiano di prima serie nel 1933 e selezionato per Berlino 1936 ma dovette rinunciare perché suo padre aveva bisogno di lui nell’azienda familiare, un segreto che custodì per evitare strali contro suo padre. Il suo record personale di 15”6 rimase per anni nell’albo d’oro della società. Setti fu insignito, durante la guerra della medaglia d’oro al valore militare, Il suo busto in bronzo è stato posto fuori dal deposito dell’Aviazione militare di Modena il 27 settembre 1996.
Carlo Rinaldi, allievo di Baraldi che nel secondo dopo guerra iniziò a perdere sempre più la vista, tanto che seguiva i suoi ragazzi sentendo i rumori che essi facevano saltando e correndo più che vederli, con la sua asta di bambù arrivò a saltare m 3,90 e vinse un titolo italiano nel 1948, collezionando 4 presenze in azzurro.
Negli anni Cinquanta la guida tecnica passa a Fernando Ponzoni e gli atleti di quel periodo furono
Luciano Gigliotti, Antonio Brandoli, Renzo Finelli, Mario Romano, Alfredo Roma, Serafino e Luciano Ansaloni, eccellenti atleti e poi dei formidabili allenatori.
Antonio Brandoli, divenne campione Italiano di salto in alto, con un primato personale di m 2,04 e campione Mondiale Militare in Olanda il 5 agosto 1962. Brandoli fu uno degli ultimi saltatori a non beneficiare dei materassi, compiendo le sue gesta cadendo nella sabbia.
Renzo Finelli fu uno dei maggiori esponenti del mezzofondo, eliminato in batteria nei m 1500 metri a Città del Messico nel 1968 e dominatore delle piste europee. Finelli fu detentore del record italiano sui m 3000 in 7’59”8 e arrivò a coprire nel 1968 i 5000 metri in 13’58”4, vestendo la maglia azzurra della nazionale per 25 volte con tre titoli Italiani, due nei m 5000 metri ed uno nei m 1500. Vincitore dei Giochi del Mediterraneo a Tunisi nel 1967 con il tempo di 3’49”6, con tre presenze ai campionati Europei.
Negli anni settanta è il turno di Orlando Barbolini che nel lancio del martello colleziona nove presenze in nazionale ed un titolo Italiano nel 1973, con un personale di m 69,52.
Il cavalier Malavolta Fioravante, presidente dai primi anni ‘70, procurò una sede e una prima palestra, sostituita poi a metà anni ’80 da una nuova costruita con l’aiuto del Comune e della Camera del Lavoro, in cambio dell’area della vecchia.
Il vice presidente Camillo Sivelli fu anche vice presidente della FIDAL, come il tecnico Giorgio Ariani già assessore allo Sport della città di Modena, che fece sciogliere la sezione atletica della Panaro, facendo confluire a La Fratellanza atleti come Giovanardi, La Barbera, Cattani, Rossi, Righetti, Borsari, creando cosi un’unica squadra forte.
Daniele Giovanardi specialista dei m 400 ostacoli, gareggiò per l’Italia agli Europei e alle Universiadi per poi prendere parte ai Giochi Olimpici di Monaco 1972 nella staffetta 4×400.
Negli anni ‘80 è la volta del saltatore in alto Fabrizio Borellini, ottimo atleta allenato da Giuliano Corradi, che si mette in luce sin da giovanissimo con varie presenze in nazionale fino ad arrivare a stabilire il record italiano Indoor a Budapest con m. 2,30. Corradi arriva a creare una scuola del salto in alto a Modena, di cui fanno parte, oltre a Borellini, anche i due gemelli romagnoli Giulio e Nicola Ciotti.
Andrea Rabino, velocista allenato da Mario Romano, veste varie volte la maglia azzurra e diventa due volte campione Italiano dei m 60 indoor, con due presenze ai Mondiali, quelli all’aperto di Edmonton 2001 e quelli indoor di Birmingham 2003.
In questi ultimi anni, atleti come Matteo Rubbiani nel salto con l’asta, Filippo Campioli nel salto in alto, Massimiliano Ingrami nella maratona, Matteo Villani nei m 3000 siepi, Amanfu Jens nei m 400 e Mohamed Moro negli 800, spingono la società ad arrivare in serie A.
Giovani che sulle orme dei loro tecnici esaltano l’atletica modenese e quella nazionale, vincendo titoli Italiani e vestendo varie volte la maglia azzurra, creando un autentico periodo d’oro per La Fratellanza e per l’atletica modenese.
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